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Ottimisti e stakanovisti: Millennials, generazione vincente

Pare che i Millennials abbiano tutte le carte giuste per essere degli ottimi lavoratori. Non temono la precarietà, sono ottimisti, sanno come trasformare l'incertezza in stimolo e riescono con molta naturalezza a far prevalere i propri punti di forza.

Ma chi sono questi eroi? Sono la generazione dei nati negli anni novanta, quelli cresciuti a pane ed Internet per intenderci. Si tratta di una categoria molto rilevante, considerando che entro il 2020 rappresenteranno oltre un terzo dei lavoratori a livello globale. A dispetto della loro giovane età, i Millennials sembrano paradossalmente avere una maturità maggiore rispetto ai loro predecessori in fatto di approccio al lavoro o, forse, semplicemente sarà il fatto di non vivere il disagio di un periodo di transizione: riconoscono che il futuro è incerto, il lavoro è precario ma pensano sia meglio rimboccarsi le maniche piuttosto che perdersi in lamentele.  Sono ottimisti: convinti che se da un momento all'altro venisse meno la loro fonte di guadagno, riuscirebbero a cavarsela in qualche modo.

 

Millennials

 

I giovanissimi non si lasciano quindi scoraggiare dal lungo percorso in salita, e sono consapevoli anche di dover lavorare di più e andare più tardi in pensione, proseguendo oltre i 65 anni. Sulla qualità e la soddisfazione del loro operato però non transigono: sarebbero infatti disposti anche a dimettersi piuttosto che vedere il proprio lavoro svalutato o ancor peggio sapersi in una condizione di infelicità e frustrazione. Per i giovani lavoratori è infatti importantissimo che la qualità del loro lavoro venga riconosciuta, e che motivazioni e feedback frequenti non manchino mai da parte dei manager quanto dei colleghi. I ventenni, inoltre, dimostrano una maggiore apertura mentale nei confronti di nuove forme di contratto, come attività da freelance o lavori a progetto.

Naturalmente c'è da fare una differenza tra i giovani di paesi come Messico, Cina, Svizzera e Germania che risultano essere decisamente più ottimisti rispetto ad Italiani e Greci che non sempre riescono a vedere tutto limpido a causa della forte crisi economica che investe il loro paese, ma nonostante tutto sembrano comunque possedere i geni della generazione che combatte il disagio e non cede allo sconforto.

Fattore decisamente a loro favore, chiaramente la dimestichezza con il Web, ma soprattutto la maniera in cui abitano i social network, non solo strumenti di svago ma veri e propri canali fondamentali per costruire delle relazioni vincenti e lavorare a progetti equilibrando sfera privata e lavorativa sapientemente in maniera naturale.

Non è forse questa la mentalità giusta dei talenti del domani?

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